mercoledì 18 settembre 2013

Torta allo yogurt di soya

Per tutti quelli che come me hanno problemi di intolleranza al lattosio, latte e derivati;
per tutti quelli che avendo scoperto tale intolleranza hanno smesso di dedicarsi alle passioni culinarie;
a tutti voi vorrei proporre una semplicissima torta da merenda, leggera e gustosa, che possa far riaccendere una vecchia fiamma e possa permettere di gustare qualche prelibatezza.
L'ingrediente base della torta è lo yogurt di soya. I supermecati sono ormai molto forniti di prodotti dietetici e può essere facilmente trovato nel bancone frigo. Il mio consiglio è quello di scegliere uno yogurt classico o ai cereali per dare al dolce un gusto delicato.

INGREDIENTI:

  • 2 uova
  • 150 gr. zucchero
  • 200 gr. farina 00
  • un cucchiaio di olio di semi
  • 1 bustina di vanillina
  • 1 barattolo di yogurt di soya
  • 1 bustina di lievito

PROCEDIMENTO:
  1. Sbattere le uova intere con lo zucchero in apposito sbattitore fino a creare una crema bianca;
  2. unire yogurt, farina, olio e vanillina
  3. una volta ottenuto un denso composto unire (per ultimo) il lievito;
  4. Ungere una teglia con olio e ultimare con farina;
  5. Mettere in forno già caldo a 180° e far cuocere per 20 minuti.
P.s. fidatevi della prova dello stecchino per accertarvi della cottura della torta ;)

Buona Merenda

sabato 6 luglio 2013

Accade tutto in una banale passeggiata

Nel momento in cui ritornano le paure, ritornano le incertezze e ti senti fallita, aspetti una risposta, un indizio che possa condurti ad una giusta scelta.
La paura di sbagliare, di percorrere una strada non tua, o una strada sbagliata è l'unico sentimento che si può provare, l'unica sensazione che governa le tue giornate e non permette di vedere un pò di luce tra tutto quel buio che ti circonda. In questi momenti però il desiderio di prendere una decisione è sempre presente, basta solo lasciargli il tempo e il modo di venire a galla e poi sì che puoi smettere di sfracellarti la testa di domande e preoccupazioni e puoi concentrarti sull'agire.
Le risposte come sempre arrivano improvvisamente, arrivano in una semplice giornata come le altre, in una banale passeggiata per esempio. E così in quella banale passeggiata ho visto, ho ascoltato, ho sentito dentro di me ciò che era giusto che io facessi, ho preso la decisione e da lì in poi mi sono concentrata sui fatti e sull'agire.

sabato 20 aprile 2013

Piccole soddisfazioni...


Da un progetto targato Contrariamente- R.U.M.( Rete Universitaria Mediterranea),Rita Atria  –Fra sete di vendetta e ricerca di giustizia-
associazione universitaria studentesca Unipa, ecco il mio pezzo inserito nell'opusculo presentato in occasione del seminario:

La figlia della mafia e il padre della giustizia

Dei protagonisti della mafia siamo abituati ad ascoltare le loro agghiaccianti storie fatte di omicidi, traffici di armi, traffici di droga, faide, attentati. Non conosciamo però le storie di tutte quelle donne che hanno vissuto o continuano a vivere con i personaggi della criminalità organizzata. Loro rimangono in disparte, fanno da sfondo alle vite dei loro mariti, padri, fratelli. Loro sanno, conoscono tutti i passi dei loro uomini, le alleanze, i mandanti e gli assassini; loro sanno ma non parlano, sono le classiche donne omertose, a loro conviene stare in silenzio, ubbidire e difendere a spada tratta i propri uomini.
La storia di Rita Atria però non è la storia di queste donne, è la storia di una figlia che non è mai stata in silenzio, è la storia di un’adolescente che per anni ha ascoltato, osservato, conosciuto gli uomini dei clan; li ha frequentati, li ha amati.
 È la storia di una ragazzina che non si è limitata ad osservare, che per anni è stata la talpa in quello strano mondo di potere mafioso, senza neppure accorgersene.
Sarà solo in seguito alla morte del padre e poi del fratello,che inizierà spinta dal desiderio di vendetta, a maturare l’idea di mettere assieme tutti quei pezzetti di quotidianità giusta e doverosa  alla quale lei era stata educata, al fine di incastrare gli assassini dei suoi cari. Non si tratta di un’ opera difficile per Rita, dal momento che, come tante altre ragazzine della sua età, era sua abitudine documentare le giornate in un diario segreto, lo stesso diario che porrà all’attenzione del giudice Borsellino.
Una ragazzina che all’età di 17 anni realizza che i segreti che sta mantenendo non sono solo confidenze ricevute dal fratello Nicola, non sono nemmeno strani episodi vissuti così per caso, o incontri fortuiti, visite di “rispetto” e cortesia alla quale lei in quanto figlioletta dell’uomo d’onore, ha imparato a partecipare silenziosa.
In tutti quegli anni Rita aveva imparato ad ascoltare, e ascoltando pian piano comprendeva quel mondo, certo ritenuto il mondo giusto, poiché l’unico conosciuto. Ma quello stesso mondo l’aveva privata del padre e del fratello, delle due figure maschili ovviamente più importanti della sua vita.
Costretta a rimanere sotto lo stesso tetto di una madre poco comprensiva dei bisogni della figlia, a vivere in un clima tanto teso, dal momento che, le due donne, avevano sempre vissuto nell’incomprensione, istaurando un rapporto conflittuale e freddo, decide si scappare. Questa madre accetta silenziosamente un destino così crudele, e non parla, non urla, non lamenta paura per quel mondo in cui entrambe sono state costrette a vivere. Ma Rita no, Rita vuole urlare, parlare, sfogarsi, vuole verità, giustizia, riscatto, vuole riprendersi in mano la propria vita, recuperare un’adolescenza segnata dal dolore e dalla frustrazione.
È così che la figlia della mafia, si affida al giudice Borsellino, per ricostruire assieme quelle pagine di diario, quei pezzetti di un puzzle tanto grande da poter ricostruire da sola. Il giudice Borsellino saprà aiutarla nella comprensione dell’importanza del cambiamento, Rita si renderà conto quanto significativo sarà il suo contributo nel raggiungerlo.
Rita riconosce in quell’uomo di giustizia un carisma e una passione unica per il proprio lavoro, ma riconosce senz’altro un desiderio di verità tanto simile quanto diverso, per cause e prospettive, dal suo.
 Il tratto più importante di questa singolare collaborazione è segnato senza alcun dubbio dal rapporto che verrà costruito, basato sulla fiducia più sincera e profonda.
Quel mondo giusto alla quale era stata educata ad un tratto diventa il mondo da condannare e da scuotere, i suoi uomini d’onore quelli che l’hanno cresciuta ed amata sono gli uomini che ne facevano parte.
Traumatico sarà stato per un ragazzina uscire da quel guscio, combattuta se ammettere o meno a se stessa la pericolosità di quel mondo e gli errori dei propri cari. L’unica figura di cui poteva fidarsi adesso era il giudice, si affeziona a lui come ci si affeziona ad un padre, ad uno zio o ad un fratello.
Il giudice Borsellino si mostra protettivo e fedele, la sua sincerità nei confronti di Rita sarà l'elemento fondamentale dell'intimo mutamento della ragazza, la quale riuscirà ad aprirsi ad una persona ritenuta dal mondo a cui lei era stata educata, estranea, nemica.
Quel nemico è adesso il suo amico, il suo confidente più sincero;  mai prima d'ora la ragazza si era sentita così protetta.
In questa nuova vita, fatta di nascondigli e coperture, Rita trova la propria strada. È come se grazie al momentaneo abbandono del vero nome, legato a quel mondo da combattere, con l’aiuto della nuova identità anagrafica assunta per protezione, essa sia stata invogliata nel mutamento, ritrovando la vera se stessa.
Una volta sconfitta la mafia dentro di sé, la collaborazione con il giudice Borsellino per scoprire e combattere le crudeli verità dello Stato mafioso, diviene decisamente più semplice. La sua testimonianza infatti apre capitoli sconosciuti sulla corruzione e la complicità tra mafia e politica. Vengono arrestati i mafiosi della zona di Partanna, sua città natale. Il suo sindaco diviene protagonista di un’altra indagine.
Siamo senza dubbio di fronte a due eroi, essi combattono assieme, uniti da una forza comune. Lottando incontrando ostacoli insormontabili, ed uno di questi purtroppo sarà la morte.
Il 19 luglio 1992 il giudice Borsellino verrà ucciso.
Ed è così che Rita perderà il confidente più caro, Rita non troverà più motivo per vivere, non avrà più nulla da perdere, nessuno avrebbe potuto sostenerla e comprenderla.
Il 26 luglio dello stesso anno Rita troverà rifugio nella morte.
Sceglie la strada del suicidio per completare un percorso così intenso e tortuoso, che ha affrontato con il suo caro giudice, e che pertanto alla morte di lui, non avrà un proseguo, ogni speranza sembrerà svanita. La loro battaglia è conclusa.
Essa stessa nelle ultime pagine del suo diario affermerà : “Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”.
Rita non c’è più, ma la sua lotta è sempre viva. Ogni qual volta ci muoviamo per la lotta alla mafia, Rita è con noi. Ogni volta che verrà ricordata Rita sarà viva.


domenica 3 febbraio 2013

Merenda alla carota

Avete un'improvvisa voglia di dolce e avete finito tutte le merendine, dolciumi e leccornie varie???
Fate come me, preparateveli da voi!
La preparazione di un semplice dolce in pochi minuti può cambiarvi la giornata.

Da brava golosona tengo sempre a casa farina00 e lievito per dolci, non si sa mai appunto le scorte finiscono e la voglia di uscire per andare al supermercato viene meno.
Ritrovandomi nel frigo delle carote, elemento indispensabile nella mia dieta, ho pensato di improvvisare una ricetta.
La foto è stata scaricata dal web,
ma si avvicina di molto al risultato da me ottenuto.
 
GLI INGREDIENTI (per una teglia piccola):
  • 4 Carote (di normali dimensioni)
  • 2 uova
  • 150 gr. zucchero
  • 200 gr. farina 00
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 bustina di vanillina
  • margarina
  • acqua q.b.
PREPARAZIONE:
Mettete a bollire le carote già pelate per qualche minuto controllando la cottura con una forchetta.Una volta cotte passatele nel vostro frullatore con un pò d'acqua di cottura e un cucchiaino di margarina.
Mentre aspettate la cottura delle carote avete il tempo di preparare la teglia imburrandola (potete usare anche la margarina), iniziare a sbattere le uova con una frusta inserendo lo zucchero; consiglio sempre di sbatterle bene fino ad ottenere una crema bianca prima di inserire gli altri ingredienti. Potete anche accendere già il forno a 180° in modo tale che sia già caldo nel momento in cui concludete il lavoro dell'impasto.
Una volta pronte le carote frullate si possono unire alle uova già sbattute con lo zucchero, in seguito unite la farina, la vanillina e solo per ultimo il lievito.
Versare il composto nella teglia e mettere in forno per 30 minuti. Non aprite il forno prima dei 30 minuti perchè interrompereste la cottura. Potete dopo i 30 minuti controllare la cottura con la prova della stecchino, se una volta inserito nella tortina esce pulito allora è il caso di spegnere il forno e uscire la teglia lasciandola riposare per qualche minuto fino a che non si raffredda.
INOLTRE:
Nel caso in cui siete fissati con le torte di bell'aspetto potete preparare un pò di caramello per decorare la vostra tortina. Vi occorre: 4 cucchiai di zucchero, 2 di acqua. (lo zucchero deve essere sempre superiore per quantità dell'acqua). Mettete sul fuoco fino a che non diventi scuro, quando è ancora caldo potete versarlo sulla torta facendo anche disegni a vostro piacimento, sarà un bel vedere e anche buono da mangiare per la l'effetto croccante che fornisce.
P.s. lo zucchero a velo è sempre consigliato!

BUON LAVORO E BUON APPETITO !!


venerdì 1 febbraio 2013

Piangersi addosso

A che serve piangersi addosso quando sei consapevole delle tue colpe.?
 Ma la consapevolezza non esclude di colpevolizzare altri o altro. Non può escluderlo perchè siamo fatti così, dobbiamo sempre in un qualche modo giustificarci, prendere posizioni per la nostra stessa difesa.
Cosa c'è da colpevolizzare se una volta iscritti in facoltà si incontrano ostacoli insormontabili?
"Prof. ho delle lacune in questa materia"; "Prof. al liceo non ho avuto un bravo insegnante"; "Prof. questa cosa non l'ho mai capita".
Quante volte ho sentito pronunciare queste frasi, quante volte mi sono trovata nelle condizioni di pronunciarle...
Che crudele realtà questo liceo. Se si è odiato un tempo arriverà quel tempo in cui lo odierai ancora di più, e quel giorno arriva all'università, arriva quando quel Montale che il prof. ti ha fatto tralasciare adesso ti viene chiesto all'esame universitario; arriva nel momento in cui dovendo sostenere l'esame di latino devi esibirti nella lettura metrica, e tu a stento conosci cosa sia un "piede".
Ti chiedono maturità e consapevolezza dei saperi che apprendi, ti chiedono approfondimento di ciò che già avresti dovuto sapere.
Non si tratta di piangersi addosso, e nemmeno di colpevolizzare, ma la realtà è che per tanti che come me hanno vissuto una brutta esperienza liceale soprattutto a livello didattico, è difficile riuscire ad eccellere in materie in cui hai giustamente avuto dubbi e perplessità che mai nessuno è riuscito a risolverti, nemmeno chi avrebbe dovuto. E allora ci accontentiamo della mediocrità, guardando alla perfezione con invidia e rimpianto.

sabato 12 gennaio 2013

Chi è un eroe?


Vi siete mai chiesti quanta gente nel Mondo può essere considerata un eroe? 
Stando a quanto dice Wikipedia L'eroe, nell'era moderna, è colui che compie uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio si sè stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune. Bene, ve lo siete mai chiesti quanti eroi sono esistiti e quanti ne esistono tutt'oggi, la cui storia spesso rimane nell'ombra poichè sovrastata da tutto ciò che di tremendo accade nel nostro Mondo?
La verità è che noi non ce lo chiediamo mai. Ma per fortuna c'è chi lo fa per noi, lo fa di mestiere quello di ricercare storie importanti, toccanti, e per lo più vere. Lo fanno i cantanti, i poeti, lo fanno i registi. 
La storia che ho conosciuto, per caso, in una notte insonne quando evitando di guardare scorrere le ore cercavo disperatamente una degna distrazione, è quella di Malcom X, raccontata in un film di Spike Lee, interpretato dal grande Denzel Washinton, candidato premio oscar come migliore attore protagonista nel 1993.
La sua vita è ormai storia, ha lottato per i diritti degli afro-americani, convertendosi alla religione musulmana si è battuto per l'uguaglianza degli uomini, vedendo nella sua religione l'unica possibile per un'unificazione di diritti tra tutti gli uomini. Lui che da dogato, ladro e fuorilegge, dopo lunghi anni di prigionia riesce a trovare se stesso, il suo ruolo nel mondo. Una delle storie che vale la pena conoscere, non solo per la straordinarietà del personaggio, ma per gli insegnamenti che se ne possono ricavare, per i momenti di riflessione a cui il film spinge.
Ogni altro commento sarebbe superfluo, ogni sensazione personale. Guardatelo, correte a cercarlo, non ve ne pentirete. Buona visione.



lunedì 7 gennaio 2013

Andata o ritorno?

Domani dovrò salire nuovamente sull'autobus che mi porterà a Palermo.Palermo, capoluogo della Regione Sicilia, conosciuta per i suoi palazzi, piazze, monumenti, teatri, arte, musica, folklore.Città artistica, storica, affascinante...ma ahimè quante piaghe in una così bella città! Questi i caratteri generali.Ma per me cos'è Palermo? è la città dove studio o è la città dove abito?Anni fa decisi di cambiar vita, costretta a spostarmi dal mio paesino per motivi di studio, scelsi Palermo, per comodità forse, per caso. Trasferitami in città però, giorno dopo giorno ritornare iniziò a diventare difficoltoso.Non è la storia di questi anni che voglio ricordare, forse non sarebbe poi così necessaria, o magari potrebbe far capire,  ma forse ci potrebbero essere altre occasioni...Di fatto è che io a Palermo ci studio, ci abito, ci vivo.Ora, il caro autista domani mi rivolgerà la classica domanda: solo andata? e io dovrò rispondere di sì.Bah vorrei tanto rispondergli di no, io vorrei dire: caro autista ma per me è un ritorno, ritorno nella mia stanza per esempio, la stanza che parla di me quale sono adesso!! qui lascio una stanza dove girandomi mi rivedo a diciassette anni, rivedo quei problemi, rivedo quella vita, quella me che non è quella di ora. Caro autista io sto ritornando alla mia vita, il biglietto dell'andata l'ho già fatto anni fa quando andavo verso l'ignoto, adesso no, ora io vado verso qualcosa che sto costruendo e che per certi versi è già fondato.Mi piace considerarlo un ritorno sia "all'andata che al ritorno"...non c'è mai un'andata. Quando vado in paese, ritorno dai miei cari, da una famiglia che mi aspetta impaziente. Quando lascio questi ritorno dai miei nuovi affetti, che magari potrebbero anche non aspettarmi, però io ritorno lì dalla mia vita.Non è un abbandono dei propri cari, non è un rifiuto di una vita non desiderata, è una necessità di crescita tutto questo!!